mercoledì 23 marzo 2016

Roma - Ostia

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Domenica 13 Marzo    -   42° Roma - Ostia (RM)  KM 21,097

Sono le 7:30 di domenica 13 marzo, la sala colazioni dell’Hotel Ibis Roma EUR pullula di podisti e l’aria è satura di coraggio, fierezza, tensione, aspettative e adrenalina che si confondono con l’odore dolciastro di cornetti caldi, brioche e cappuccino in un magica mescola di reale e immaginario.
Detesto fare colazione con tanti “testimoni” che mi guardano esterrefatti dall’alto dei loro piattini pieni di sola frutta e di qualche fetta biscottata, mi sento osservata e giudicata e, anche se quelle persone in fondo non lo conosco, il mio momento perfetto, quello della colazione in hotel, ne esce seriamente compromesso.
È stato così quella domenica, una sorta di gioco di prestigio per non farmi vedere quando, fulminea, mi alzavo dal mio tavolo per prendere un’altra porzione di cornetti e aggiungerla al mio già ricco piatto di torte, crostate, ciambelle e bomboloni che mi ero preparata con cura prima che l’orda di runner mi cogliesse di sorpresa. Pensavo di averli anticipati e invece all’improvviso erano tutti lì che mi fissavano con quell’espressione meravigliata a metà tra l’incredulo e il severo (o almeno questa era la mia impressione, anche se Monty non faceva che ripetermi che in realtà nessuno mi stava guardando e che potevo ingozzarmi quanto mi pareva!).
Forse ero così vulnerabile perché mi sentivo già abbastanza in colpa con me stessa per aver gestito così male un altro pre-gara (inutile, non imparerò mai dai miei errori, è più forte di me, mi piace troppo godermi la vita senza rinunce!). Io e Monty siamo arrivati a Roma troppo presto, abbiamo avuto a disposizione troppi giorni e troppi pasti nella città eterna perché io potessi arrivare in forma alla gara! Come resistere alla tentazione di camminare per chilometri e chilometri lungo le vie della capitale? Come rinunciare a bucatini all’amatriciana fronte Pantheon, tonnarelli cacio e pepe in Piazza Navona, aperitivi solatii con gli zampilli della Fontana di Trevi sullo sfondo e peccaminosi spuntini notturni di ritorno da magiche passeggiate lungo i fori imperiali illuminati dalla luna?
Difficile per chiunque, impossibile per noi.
Per l’ennesima volta, quindi, eccomi in preda delle mie solite lacrime di coccodrillo pre-gara…ormai avrei dovuto farci il callo, e invece ogni volta non sono preparata e la sensazione di aver gettato al vento mesi di preparazione mi aggredisce alle spalle regalandomi cupi momenti di pessimismo e senso di sconfitta.
Ma è l’ora di recarsi alla partenza, non c’è tempo di recriminare. È l’ora di varcare la soglia della griglia azzurra, l’ora di impossessarsi del giusto avanzamento sul percorso conquistato dopo anni di partenze dal fondo, l’ora di attendere lo start non più come una semplice amatrice ma come una runner che ha un tempo da rispettare e non vuole deludere le proprie aspettative né quelle di chi crede in lei.
È qui, mentre il vociare dei runner si fa confuso e indistinguibile, mentre lo speaker parla di coraggio e sacrificio, mentre il vento e il sole sulla pelle ti accarezzano e sai che saranno i tuo unici compagni lungo il percorso…è qui che subito dopo lo start i pensieri si annullano e un’energia sempre nuova e sorprendente si impossessa di gambe, schiena e cervello e li guida, sicura, lungo la strada, li sospinge nei tratti più faticosi, li lancia in discesa, li sostiene in curva…e ci parla e li incita sempre, sempre, sempre!
È stata quella magica energia che mi ha accompagnata lungo tutto il tragitto, lungo i 21 km più brulli, desolati e desolanti che io ricordi, con davanti agli occhi solo asfalto e cemento e su entrambi i lati macchine, camion e moto sfreccianti a regalarci grigie volute di fumo e smog.
Il percorso più brutto e allo stesso tempo facile della mia vita, perché proprio a causa della sua totale assenza di patos e poesia…non restava altra scelta che correrlo tutto il più velocemente possibile, e porre subito fine allo strazio di quell’eterno rettilineo!
Il Kapitano sarebbe stato fiero di me, perché per una volta non mi sono persa nella contemplazione del panorama, non mi sono ritrovata naso all’insù ad ammirare quel tal palazzo o quella tal chiesa, non ho girato il collo all’indietro per guardare ancora una volta quello splendido campanile…semplicemente sono andata avanti indefessa seguendo scrupolosa la linea di mezzeria, evitando ogni genere e tipo di deviazione, ogni minimo cambio di ritmo, ogni passo barcollante…solo respirando, espirando, concentrandomi e correndo…dritta fino al mare!
Già, il mare! Sembrava così lontano e invece…ho alzato lo sguardo solo un attimo ed era già lì! Già lì, significava che era finita! E il Garmin mi restituiva una cifra incredibile a solo un km dal traguardo! Era passata solo un’ora e 31 …avevo ben 5 minuti di tempo per percorrere un km, era fatta!
Non so descrivere cosa ho provato rendendomi conto con così tanto anticipo di aver battuto, anzi che dico stracciato, il PB conquistato con impegno appena un mese prima! Sono stata colta da un’improvvisa eccitazione, non riuscivo più a trattenermi, volevo tagliare il traguardo, non volevo più aspettare, volevo essere già lì!!!! E avevo paura! Paura di un improvviso cedimento, paura che ora che ce l’avevo praticamente fatta potesse capitare qualcosa di tanto imprevisto da compromettere tutto, paura che le gambe si piantassero al suolo e non potessi più fare nemmeno un passo, paura di finire il fiato, paura di sentirmi male…ma non ho nemmeno fatto in tempo a metterla bene a fuoco, quella paura, che le splendide cifre 1:34:12 impresse in rosso nel grande display digitale posto sopra il traguardo mi hanno avviluppato in un dolce abbraccio che sapeva di amore, passione, gioia e protezione.
Di abbassare il mio PB di 2 minuti non me lo sarei davvero mai aspettata!
Per tutto il tempo intercorso tra il taglio del traguardo e l’uscita dall’area atleti sono rimasta completamente inebetita, un sorriso eterno impresso sul mio volto, afferrando qualsiasi cosa mi porgessero, dal pacco gara, alla medaglia, al K-way senza rendermi conto di nulla, solo respirando un infinito senso di gloria e onnipotenza e cercando con gli occhi velati di lacrime Monty che sarebbe stato il primo a sapere che grande impresa avevo compiuto!

LAURA

Atleta
Pos. Ass.
Pos. M/F
Pos. Cat.
Tempo Tot.
Media Km.
Boinega Laura
1859°
78° F
28°
01:34:12
4:28


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7 5 8
6 4
3 10












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